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"Un' altra Chiesa è possibile?"

A quanto pare, è già possibile. L'Africa de la Cruz Tomé è molto chiara al riguardo. Anche Antonio González Fernández. Emma Martínez Ocaña e José Arregi Olaizola non la pensano diversamente. Sono i quattro partecipanti alla tavola rotonda di questo titolo, tenutasi venerdì 12 novembre, tra le sei e le otto di sera, organizzata dalla Comunità di San Tommaso d'Aquino, con centodiciannove collegamenti di Zoom (circa 150 partecipanti), con Evaristo Villar come moderatore.

Africa ci ha detto che appartiene già alla sua chiesa, la Chiesa B, l'ha chiamata, in opposizione alla Chiesa A,

la chiesa romana, istituzionale. I due corrono parallelamente e comunicano a malapena. Gerarchico, patriarcale, clericale, dogmatico, escludendo le donne dal processo decisionale, LGTBI... Ma dove la fede è stata viva, ci ha detto Antonio, sono emerse relazioni fraterne in cui la tendenza è stata quella di dissolvere tutte le differenze. Le chiese sono e sono state molteplici, e dove Gesù è seguito, dove il suo Spirito prende piede, c'è un'assemblea, c'è una chiesa. Non c'è futuro per la Chiesa istituzionale, così come sta andando, e nonostante Francesco, che oggi rappresenta la speranza, la zavorra storica la mantiene nella morsa del clericalismo, il grande male, secondo Arregi, della sua struttura gerarchica piramidale, dei suoi scandalosi meccanismi di esclusione, secondo Emma, della sua teologia dualista in tutti gli ordini (Dio Padre sul Figlio, del cielo sulla terra, dell'uomo sulla donna, dei chierici sui laici, dell'anima sul corpo, ecc. ) vividamente descritto da Arregi, come un sistema di sottomissione gerarchica, fino ai suoi attuali scandali, la sua opacità finanziaria, la pederastia e la sua copertura (Emma).

Ma non possiamo aspettare che rinunci al monopolio dello Spirito; non bastano i cambiamenti di stile, non basta abolire il clericalismo, non basta che le donne abbiano accesso al sacerdozio... Bisogna andare molto oltre; bisogna eliminare i termini clero/laicato, ...bisogna rivedere radicalmente i ministeri (Arregi). Non possiamo aspettare che le strutture rigide cambino... Perché si vive una volta sola. Non possiamo trovare scuse, dobbiamo viverlo ora. Anche se tutte le cose negative precedenti scomparissero, ci sarebbero ancora problemi di ogni tipo... Ma non possiamo evitare la responsabilità di essere chiesa (Antonio). Africa, che celebra la parola in assenza di un sacerdote, nei villaggi della sua nativa Segovia, lo ha detto chiaramente fin dall'inizio: "questa è la comunità di fede che professo, questa è la mia chiesa, che è già possibile". Il cammino sinodale universale aperto da Francesco rappresenta una speranza, va detto (Africa). Ma viviamo in tempi incerti. Se, alla fine, tutto ciò che può essere espresso liberamente in questo percorso sinodale viene filtrato dai vescovi, lo scetticismo riaffiorerà. Per Arregi, il clericalismo è il flagello della Chiesa. Ma per l'Africa - sente Sanchopanza - la Chiesa ha troppe parole e troppo poche azioni. Non dimentichiamo che la sinodalità non è un dono, deve essere combattuta. Infine, per Arregi, siamo di fronte a tempi titanici per tutta l'impalcatura dottrinale della vecchia Chiesa.

Sulla terza questione sollevata, l'ecumenismo, Emma si sente a suo agio nell'essere sale in mezzo a tante cose complesse oggi. Risponde alla domanda sui momenti di protagonismo femminile nella realizzazione del Regno di Dio nella storia, che nei primi secoli ci fu una presenza importante di donne. L'Africa insiste sul fatto che la sensibilità e la prospettiva femminile sono qui per restare. Per Arregi non si tratta solo di credere ma di creare, di vivere con un'anima e sentire il soffio vitale che batte sotto tutto, di vivere con spirito, con spiritualità politica, non sottomessa ma pacifica, costruendo la pace con giustizia... Anche così, non sono tempi di grandi aspettative. Ma sono tempi da vivere con quell'atteggiamento di speranza attiva, che crea creando... Antonio sottolinea l'importanza di imparare dalla sociologia e dalla storia. La sociologia ci insegna che viviamo in tempi di bisogno di identità; il capitalismo non dà identità, ma la gente ne ha bisogno. Nella storia vediamo che il costantinismo è stato in vigore, sia a destra che a sinistra, ma è entrato in crisi. Dobbiamo costruire dal basso. Il vangelo è una notizia, e la notizia è sempre qualcosa di nuovo da dire. Le novità vengono da persone che non sanno cosa succederà, ma che sono fedeli e autentiche. Non siamo nel controllo della storia, ma nell'essere fedeli e autentici.

Tutti e quattro i partecipanti sono d'accordo che la Chiesa deve essere una Comunità di comunità. Non dobbiamo essere d'accordo su tutto per essere una Comunità, possiamo avere sensibilità diverse, possiamo non pensare allo stesso modo... Dobbiamo solo riconoscere tutte le chiese come vere chiese.

L'audio della sessione sarà presto disponibile, in spagnolo, sul sito www.comunidadsta.org.

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